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Accogliere e ascoltare senza giudizio.
Come acquisire consapevolezza per uscire dall’incubo della violenza, che matura spesso tra le mura domestiche.
Sono 3.100 le donne uccise dal 2000 ad oggi: circa 3 alla settimana. Uccise spesso per mano dell’uomo con cui dividono la vita e il proprio quotidiano. All’interno della famiglia si consuma
quasi l’80% dei femminicidi, il 70% nelle coppie.
Questi i dati del rapporto Eures, resi pubblici in occasione della Giornata Mondiale contro la Violenza di Genere: dal primo gennaio al 31 ottobre 2018 i femminicidi sono saliti al 37,6% del totale degli omicidi commessi nel nostro Paese (dal 34,8% del 2017), con un 79,2% di femminicidi familiari e un 70,2% di femminicidi di coppia (erano il 65,2% nel periodo gennaio-ottobre 2017). In quest’ambito, sale a 54 anni l’età media delle donne vittime di femminicidio familiare.
Strascichi di un percorso di evoluzione delle relazioni uomo-donna, difficili da digerire. Lei che si emancipa o che chiede più
autonomia, trova un proprio spazio sul lavoro, un ruolo e “non ha
bisogno di lui”. Eppure, quando si erano conosciuti, la relazione
era diversa: lui accudente, premuroso.
Lei lo lasciava fare: fa piacere avere un uomo che sia premuroso, accudente e che mostri attenzione.
Un’attenzione diventata poi sempre più esclusiva, pretendendo altrettanto. Anzi di più... E se scappa qualche scatto d’ira - poi di violenza - lei se lo é meritato: “era stanco e ho disturbato, non ho capito, ho sbagliato”.
Ogni coppia inizia sulla spinta di un gancio,
quel qualcosa che attira e unisce, che dà soddisfazione nell’immediato e che fa vedere la realtà con il filtro del nostro bisogno soddisfatto. Qual é il vero “bisogno” che fa sì che due persone si attraggano, si cerchino, che una coppia si “agganci”.
Qual é il contratto implicito che fa sì che due persone continuino e si richiamino a quella sorta di accordo non detto e per questo ancora più importante, perché proposto, accettato e agito in assoluta coerenza da entrambi. Qualche luccichio che ha brillato e ha permesso di pensare che un sogno fosse realtà. Ma dietro il luccichio della porta dell’auto che viene galantemente aperta per farla accomodare, inizia un gioco sottile, che si dimostra presto nella sua incredibile crudeltà: ricatto sottile, violenza, sopruso.
“Io sono il tuo principe, bado io a te. Quindi tu sei una principessa... Te lo meriti?”
Gli allerta sono proprio gli scatti d’ira incontrollati, lo schiaffo che scappa quasi per errore e per un motivo banale, perfino difficile da ricordare. O forse il solito commento: “non sei capace, non ce la fai, senza di me non sei nessuno, ...”. Inizia la paura delle reazioni e la giustificazione dell’agire di lui, così da rendere tutto “normale” e logico.
La paura é un’emozione primaria:
la proviamo tutti e ci salva la vita di fronte ad un pericolo che percepiamo come importante. La paura ha come effetto biologico, quello di bloccarci, di congelare le nostre parti periferiche, di accelerare il battito cardiaco e di irrorare il cervello, ci permette di “fare il pieno” di quella energia a cui attingiamo con tutte le forze, non appena vediamo la via di fuga.
E qui il paradosso: nella violenza intra-familiare, lei prova paura, ma la via di fuga é difficile da trovare.
Davanti a quel carnefice, che é stato salvatore altre volte, tante volte, si trova in stallo: ho bisogno di lui ma voglio/devo fuggire da lui. E’ qui che inizia l’azione d’aiuto. In primis di amici, parenti, vicini di casa. Di chi ha sentito tante volte alzare la voce e altro. Di chi ha compreso, capito e soprattutto riconosciuto.
Cosa si può fare? Come può iniziare il percorso di ascolto, sostegno, supporto?
Un indirizzo internet, dove andare a vedere, un numero di telefono da chiamare per sentire, prima che farsi vedere.
Le associazioni servono a questo:
per affrontare il quotidiano, recuperare lucidità, superare la paura e comprendere meglio la situazione in cui ci si trova (anche legalmente), magari per capire come uscire da quell’inferno. Uno spazio dove trovare il proprio ritmo del respiro, accoglienza, accudimento, dove essere ascoltate. Punto.